Storico Carnevale di Ivrea

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Storico Carnevale di Ivrea

La Citta' si ferma per 3 giorni, se non lo vivi dall'Interno non potrai mai capire cos'e', sembriamo dei pazzi esauriti che si lanciano Arance :)

Io e la mia compagnia abbiamo un carro dello Storico Carnevale..

******* Ogni qualvolta si parla del Carnevale eporediese uno dei primi interrogativi che ci vengono posti è: "Ma come si spiega che in un paese ai piedi delle alpi si usino arance come proiettili?" e subito dopo "Ma quando è nata questa battaglia?". Ecco a voi, finalmente, tutte le risposte.

di Gabriella Gianotti e Franco Quaccia *******

Fiamme purificatrici, fiamme rituali: perenne gioco del carnevale, perenne gioco della vita. Ardono gli scarli sulle piazze di Ivrea nella notte del martedì grasso ... Viene la primavera a cacciare il gelido inverno ... Corrono i giovani aranceri verso la tenzone nel tintinnìo dei sonagli, scalpitano i focosi cavalli dalle criniere argentate. S'accende la lotta, nell'incruenta battaglia si scagliano senza tregua i dorati proiettili: né vinti, né vincitori vi sono alla fine. S'infiammano i volti ai frigi berretti. Suona a distesa il campanone di città, chiamando il popolo a raccolta ... Questo è carnevale, costante metafora della vita, o fors'anche specchio di vita. Verrà la Quaresima a spargere su Ivrea le ceneri della penitenza, e a disperdere le ultime struggenti note della marcia di chiusura. Il carnevale è morto ... Evviva il carnevale. Altri inverni saranno sconfitti ... Altri combattimenti si riaccenderanno.

Spiegano gli antropologi: i contrasti, le "battaglie", si possono far risalire ad un momento di propiziazione che le comunità antiche vivevano drammatizzando, spesso in forme altamente spettacolari, la lotta fra entità polarizzate: anno vecchio/anno nuovo, rossi/neri, eccetera. Ebbene ritroviamo il contrasto quale carattere fondamentale di moltissimi carnevali, sotto forma appunto di lotta tra due entità opposte. I contrasti, all'interno della festa carnevalesca, possono essere semplicemente formali, e non reali, realizzandosi appunto sotto forma di semplici contrapposizioni, senza scontri, di due gruppi di maschere. Ai combattimenti puramente formali si possono affiancare lotte reali: cioè veri e propri scontri che hanno il loro livello minimo nel contrasto tra coppie di personaggi. Diversi carnevali sono unicamente basati sullo scontro-lotta che si instaura tra due personaggi: ad esempio il rituale carnevalesco può consistere unicamente nella contesa tra due figuranti in veste di coniugi, dei quali il marito rappresenta il Carnevale e la moglie raffigura la Quaresima.

Quando alle coppie dei personaggi si sostituiscono dei gruppi ecco che lo scontro può registrare un notevole aumento della violenza. Esempi ci vengono anche dai lontani secoli della tarda antichità: si pensi alle cosiddette "battaglie" descritte da Sant'Agostino nel De Doctrina Christiana, battaglie che vedevano numerose squadre di persone combattere con nutriti lanci di pietre. Possiamo considerare tali lanci come i progenitori delle successive battaglie carnevalesche, battaglie che tesero ad assumere forme più nettamente ritualizzate, ma dove la violenza non sarà certo minore.

Così nella battaglia delle arance del Carnevale di Ivrea, come afferma l'etnologo Italo Sordi, "se formalmente il proiettile è ingentilito in un frutto, la violenza con cui essi vengono scagliati produce però sempre risultati non molto diversi da quelli prodotti dai sassi". E lo studioso Arnaldo Alberti, a sua volta, scrive: "Dal lancio del frutto propiziatorio, l'arancia, al suo utilizzo come arma maneggevole e sostanzialmente innocua il passaggio non è stato difficile, considerando che il colore del frutto bene si presta a raffigurare anche il colore del sangue di una incruenta battaglia".

Le origini della odierna battaglia delle arance vanno collocate nel periodo compreso tra gli anni Trenta e Sessanta dell'Ottocento. Quello che nasce in tale contesto è un gioco cortese, quasi cavalleresco, ma ben presto l'"abbarruffata ragazzaglia" cittadina, come testualmente recitano i documenti dell'epoca, ne assumerà in proprio la gestione, e lo trasformerà in una semi-cruenta battaglia. Ci riferiamo in particolare a quel "getto" che le giovani fanciulle borghesi di Ivrea presero l'abitudine di effettuare, dai balconi delle loro abitazioni, negli ultimi giorni del carnevale.

"Innocenti proiettili" per usare le parole delle cronache giornalistiche di metà Ottocento, "che dalle case piovevano sui passeggianti, e con cui da questi per gentil rappresaglia si faceva grazioso assalto alle vispe ed avvenenti provocatrici".

Abbiamo in tal modo le prime modalità dell'antica battaglia: essa si svolgeva soprattutto tra quanti erano sui balconi ed i passanti e di varia natura erano i proiettili: accanto ai fiori, ai confetti, ai "baccelli" ed ai coriandoli, spiccavano, comunque, le arance. Un "getto" più o meno gentile, di sicuro elitario, alla nascita del quale non era certo risultato estraneo un fenomeno di imitazione verso quanto il bel mondo del tempo andava compiendo nelle più importanti capitali europee del divertimento. Una moda del genere si diffonderà, ad esempio, presso i primi fastosi carnevali di Nizza, sulla Costa Azzurra. D'altronde, come ben evidenziato da Gian Savino Pene Vidari, nell'arancia, frutto mediterraneo e solare, poteva compiutamente riflettersi il clima del Piemonte carloalbertino, segnato da un alone di romantica ricerca verso l'esotico ed il fantastico.

Nel volgere di breve tempo, però, al parco e contenuto atto di omaggio dei rossi frutti, verrà a sovrapporsi l'infuriare scomposto e violento di una improvvisa follia carnevalesca, al dilagare della quale ben pochi argini potevano resistere. L'atmosfera di questa "primitiva" battaglia la si può cogliere in una stampa del 1857 "Il Carnovale d'Ivrea nei tre ultimi giorni": in particolare si veda il riquadro "Sfilare della marcia sulla strada nuova e lotta di confetti e consimili projettili tra i concorrenti al giro e gli spettatori in tutte le vie della città". È indubbio che fra i medesimi "projettili" raffigurati nella stampa, che qui riportiamo nei particolari più significativi, compaiano assai chiaramente le arance.

Volendo riassumere, nell'ordine, quanto contenuto nelle fonti storiche che ci parlano del nascere della "Battaglia", vanno innanzitutto ricordate le norme stilate dalle varie commissioni organizzatrici del Carnevale per il "buon andamento della festa". Tali norme, sin dall'aprirsi degli anni Cinquanta del secolo scorso, riportano in termini assai chiari il divieto di "gettare aranci od altro simile con veemenza". Il medesimo divieto non doveva, in ogni caso, essere rispettato; una situazione testimoniata dalle lamentele che iniziarono a levarsi dalle pagine della "Dora Baltea", il giornale locale dell'epoca.

In particolare nel marzo del 1858, in una cronaca sul Carnevale appena terminato, esplode la polemica. L'articolo lungo e dettagliato, esamina tutte le fasi della manifestazione tessendo lodi al Comitato organizzatore ed al Generale dello Stato Maggiore; quindi passa a descrivere i corsi di gala "degli ultimi tre giorni", ed è qui che trova sfogo la critica del protagonista nei confronti di uno spettacolo a suo parere disdicevole. Ma leggiamo direttamente le sue parole:

" ... indi la fila delle vetture in numero di due cento circa nelle quali in assisa naturale, in maschera od in caricatura stanno uomini e donne che nel tragitto impegnano e sostengono vivace e brillantissima guerra con quanti dai balconi o nella strada assistono al corso. Siffatta guerra rassomiglia d'assai quella dei Coriandoli usati nel Carnevale di Milano, colla differenza che pochi sono tali confetti tenendone in gran parte luogo ceci, fagiuoli, ed altri simili legumi, non che fiori, ed in troppa quantità gli aranci. Dissimo in troppa quantità giacché, per quanto i più cerchino di metter moderazione e gentilezza nello slanciarli, tuttavia frequentemente il loro contatto colle persone a cui vengan diretti costituisce tutt'altro che un complimento od una galanteria. ... Aggiungasi che ammettendosi l'uso degli aranci non mancan purtroppo sconsigliati od improvvidi che o non pongono alcun ritegno nel gettarli, o ricorrono ad altri frutti più duri sebbene la necessità del poco prezzo renda tutt'altro che maturi e morbidi anche cotesti. Gli Eporediesi comprenderanno esserci tale riflesso ispirato non da desìo di critica sibbene da vero amore per la genialissima loro festa."

Le "battaglie" quindi sono il "precipuo elemento" caratterizzante il Carnevale eporediese dell'epoca; ma non mancano gli "sconsigliati" che usano le arance non come omaggio ma come armi con le quali sfogare piccoli e nascosti rancori. Né pensiamo sia eccessivo esercizio di fantasia immaginare che l'autore dell'articolo sia stato bersaglio di uno dei tanti "sconsigliati" che così aspramente censura. Nei confronti del nuovo e "rischioso" gioco carnevalesco tese, da quell'anno in avanti, a svilupparsi un vero e proprio boicottaggio che vedrà l'intervento sia dell'autorità preposta alla festa, sia dell'autorità civile - giudiziaria.

In tale contesto un Generale dello Stato Maggiore carnevalesco, Luigi Audifredi, giunse, nel 1859, a stilare una ordinanza pubblica contro il getto delle arance; ecco quanto si trova scritto in questo significativo documento :

CARNOVALE D' IVREA

Concittadini!

L'esperienza di vari anni passati e le lagnanze di parecchi o Eporediesi o forestieri intervenuti alle feste del nostro Carnovale, hanno fatto scorgere come riesca di grave inconveniente il gettare aranci o consimili proiettili. Per quanta precauzione si voglia usare, è quasi impossibile il non fare danno a persone o cose. E certamente è questa la cagione per cui negli anni testé scorsi riuscì meno elegante e meno frequentato il corso dei cocchi negli ultimi tre giorni; corso che fu mai sempre animatissimo in antico, quando l'uso degli aranci non era ancora invalso. Pochi fra gli uomini, e pochissime fra le donne, osano esporre le proprie vetture, le proprie vesti, la propria persona a colpi che possono l'una cosa e l'altra gravemente guastare. Ed è anche per questo che i balconi e le finestre non sono più in que' giorni così affollate di gente come una volta. Pertanto il sottoscritto, che da ben venticinque anni fa parte del corpo dello Stato Maggiore del Carnevale e che da un anno nominato Generale, ha speciale incarico di mantenere nel lustro dovuto la tradizionale nostra festa, viene nella deliberazione di proibire gli aranci o cose simili, e solamente permettere i minori proiettili, come fagiuoli, lupini, coriandoli. I contravventori al presente ordine incontreranno una ferma repressione.

Ivrea, 22 gennaio 1859

Il Generale del Carnovale

AUDIFREDI

La condanna espressa da Audifredi è ferma e decisa, ed a suo modo anche ampiamente motivata; ma nel suo zelo il Generale rende a noi un più importante e inestimabile servizio : ci comunica infatti ed in modo anche abbastanza preciso la data di inizio della deprecata battaglia.

Parla, infatti, di un tempo "antico" in cui non si usavano arance e che era caratterizzato da una grande partecipazione di pubblico alle feste carnevalesche: pubblico che non temeva danni per la propria incolumità inoltre Audifredi ricorda la sua fedele attività nello Stato Maggiore da ormai venticinque anni.

Supponendo quindi che l'estensore dell'ordinanza attinga a ricordi giovanili possiamo elasticamente stabilire che la battaglia nasce nel periodo compreso tra il 1835 e il 1845. Maggiore precisione non è possibile avere a causa proprio della mancanza di documenti per il periodo antecedente il 1847.

Ci sia concesso quindi l'intervallo di un decennio nel quale porre il germe di questo grande spettacolo e per il quale si possa ipotizzare il sorgere, dapprima timido e riservato ma poi sempre più audace e diffuso, di un gesto singolare: il lanciare un legume, un fiore o un confetto prima e poi un'arancia, frutto ricercato ed esotico, quale omaggio o richiesta di attenzioni in quel periodo dell'anno in cui era possibile osare qualcosa di così unico.

In un breve volgere di tempo quanti avevano contribuito alla nascita ed allo sviluppo del getto delle arance sembrano volersene pian piano distaccare: il "gioco" ideato in una ben ristretta cerchia sociale, è ormai quasi del tutto sceso dagli aristocratici balconi nelle vie e nelle piazze: una discesa che ne ha segnato un sostanziale snaturamento rispetto alle forme originarie. Fra queste due realtà, la violenza rappresenta il principale momento discriminante: una violenza nella quale i primitivi interpreti non si possono riconoscere essendo totalmente estranea ai loro canoni comportamentali esteriori ed alla loro concezione della festa.

D' altro canto proprio in quella medesima epoca, gli anni Sessanta dell'Ottocento, si andò delineando un ulteriore singolare fenomeno: l'erudizione e la pubblicistica locale tesero, infatti, a riappropriarsi, almeno a livello culturale, dell'ancor giovane "battaglia" carnevalesca. Il getto delle arance suscita ora nuove e suggestive immagini: i riferimenti vanno a epoche ed a regioni collocate in una indefinita lontananza, mitizzando quanto poco prima era stato violentemente osteggiato.

Ecco, quali esempi, brevi stralci dalle cronache degli anni 1861, 1862 e 1868 apparse sempre sulla "Dora Baltea" :

"La marcia ed il giro secondo il solito furono elegantissimi, numerose le maschere, numerosissime le vetture, e la più cordiale cortesia, la più schietta dimestichezza, anima e brio regnarono in quei tre ultimi giorni che fanno rivivere la nostra città a nuova vita".

"Le lotte degli aranci e dei confetti furono vivissime ed elegantissime, e condite con tanta squisitezza per parte delle signore, e tanto brio e gentilezza per parte dei cittadini, che davvero richiamarono il pensiero alle gioconde e geniali Feste che succedevano sulle rive della laguna e del Tevere".

"... Il lunedì poi e martedì l'entusiasmo andò al colmo, il giro delle vetture, dei carri trionfali, dei cavalieri e delle maschere fu numerosissimo; il getto dei coriandoli, degli aranci, dei fiori e dei confetti, fu tale, da simulare talvolta una vera pioggia di regioni incantate, da trasportarci colla fantasia in quelle oasi profumate sulle poetiche ed ingemmate sponde del Bosforo".

Varie musiche percorrevano per ogni lato la città e le berrette rosse cominciavano ad avere il sopravvento sui cilindri... Al dopo mezzogiorno ebbe luogo la solita marcia.

Le molte vetture, mascherate, ed i numerosi cavalieri rendevano la sfilata allegra, e le battagliole di lupini, il getto dei confetti e degli aranci le davano un non so che di fantastico, che mal si tenterebbe di descrivere. [...] Molte battaglie si impegnarono dalle carrozze coi balconi, e, incominciata la battaglia coi lupini, si proseguiva coi confetti e cogli aranci fino alla morte od alla vittoria; infatti non ci si ricorda di aver veduto a capitolare; no, nessuna capitolazione ebbe luogo fino a quando le parti belligeranti erano veramente morte... di fatica".

L'odierna "battaglia delle arance" è testimone di una storia che si sviluppa sull'arco temporale e culturale di due secoli: l'Ottocento e il Novecento. Un gesto di omaggio, un atto di violenza: tra questi due estremi si giocano le medesime vicende storiche della "battaglia" eporediese. Nell'analisi dettagliata del fenomeno abbiamo visto globalmente come sia ingiustificato parlare di una possibile e sicura data di nascita, in quanto non si può dire che un lancio o la presenza di arance siano il segno della "nascita" della "battaglia": è stato un graduale affermarsi e svilupparsi di un uso "diverso" all'interno della manifestazione carnevalesca. Ed infatti proprio le sue caratteristiche così particolari ne hanno fatto un fenomeno che ha reso difficili i rapporti con gli aspetti tradizionali del Carnevale: abbiamo esaminato infatti aperte ostilità, tentativi di sabotaggio mediante la non considerazione, aperta denigrazione pubblica. Tutti aspetti che hanno conseguito un risultato inverso: la piena affermazione del lancio delle arance in ambito carnevalesco e la sua sempre più "tradizionale" diffusione. Attualmente due sono gli aggettivi che più ricorrono per definire la "battaglia": singolare e violenta. Anche in questo caso, però, è necessario ridisegnare i confini di tali affermazioni: il concetto di violenza appare infatti relativo ed antico. Il lancio, tolti i primissimi anni di vita, è sempre stato violento (procurava feriti e disordini) anche se forse in termini quantitativi risultava meno impressionante; quanto all'aspetto della singolarità sappiamo come nei carnevali ottocenteschi molto comuni fossero le "battaglie" con lanci di frutti, confetti di gesso ed oggetti i più variati. Il momento "singolare" della "battaglia delle arance" dipende invece dall'affetto che gli eporediesi hanno dimostrato alla loro manifestazione carnevalesca permettendone la sopravvivenza nel Novecento, tra guerre e problemi sociali, in tutte le sue componenti. E così, attraverso questa simpatia, la "battaglia" ha attraversato gli anni per trasformarsi in quello spettacolo grandioso che ad ogni carnevale ripropone la sua "maschera" sempre nuova e sempre emozionante.

Le presenti note scaturiscono da una ricerca compiuta sul Carnevale d'Ivrea tra Otto e Novecento, edita nel 1986 dalla Società Accademica di Storia ed Arte Canavesana per i tipi dell'editore Ferraro.

Everton
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Last seen: 5 anni 5 mesi fa
Iscritto: 19/9/2010

Non mi scandalizzo affatto, anzi, sono favorevole. Ho partecipato anche io a scazzottate allo Stadio, le ho prese e le ho date e non ho mai piagnucolato, sapevo cosa mi aspetteva se partecipavo.
Idem con i lanciatori di arance, se ci vai, sai che potresti farti male.. Se lo accetti cazzi tuoi e divertiti. ;)

Street
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Last seen: 9 anni 7 mesi fa
Iscritto: 14/7/2011

Sono tutte usanze particolari, che se non le si vive dall'interno sembrano "strane".. Martedi' (domani) sara' finito tutto e iniziamo gia' le riunioni e la stistemazione del carro per l'anno prossimo... :) Appena arrivano mettero' un po' di foto

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Last seen: 9 anni 10 mesi fa
Iscritto: 24/1/2007

Everton wrote:

Valeriopanzer wrote:
Everton wrote:
Oh, poi mi rompono le palle a me perchè sono razzista verso altre Nazioni. Questi si prendono ad arance pure tra contrade. Piemontesi razzisti!

...si vede che non conosci i contradaioli di Siena e quelli di Pisa!!!!


Ahhahaha mamma mia, si li conosco per sentito dire. L' Italia è un paese davvero strano.. Se non sbaglio in Toscana "giocano" ad una specie di calcio ma si pestano proprio, lo scopo della partita è prendersi a pugni. :lol:
Eccolo, si chiama Calcio Storico.. http://www.youtube.com/watch?v=WOzuZ_O96F4[/quote]
conosco...conosco...sono esibizioni che hanno radici profondissime nella cultura locale dal Medioevo in avanti...poi i Toscani sono molto sanguigni in questo!!! comunque in generale non scherzano in altri posti...dove ci si copre di ferro e si cerca di "abbattere l'avversario"...

http://www.youtube.com/watch?v=RM7Tn-K2eGI

non farti impressionare...si fanno meno danni che in altri "sport"...

Everton
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Last seen: 5 anni 5 mesi fa
Iscritto: 19/9/2010

Valeriopanzer wrote:

Everton wrote:
Oh, poi mi rompono le palle a me perchè sono razzista verso altre Nazioni. Questi si prendono ad arance pure tra contrade. Piemontesi razzisti!

...si vede che non conosci i contradaioli di Siena e quelli di Pisa!!!!


Ahhahaha mamma mia, si li conosco per sentito dire. L' Italia è un paese davvero strano.. Se non sbaglio in Toscana "giocano" ad una specie di calcio ma si pestano proprio, lo scopo della partita è prendersi a pugni. :lol:
Eccolo, si chiama Calcio Storico.. http://www.youtube.com/watch?v=WOzuZ_O96F4

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Last seen: 9 anni 10 mesi fa
Iscritto: 24/1/2007

Everton wrote: Oh, poi mi rompono le palle a me perchè sono razzista verso altre Nazioni. Questi si prendono ad arance pure tra contrade. Piemontesi razzisti!

...si vede che non conosci i contradaioli di Siena e quelli di Pisa!!!!

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Last seen: 9 anni 10 mesi fa
Iscritto: 24/1/2007

siete divisi in contrade...quartieri...l'ho sempre gustato in tv (raramente) e su internet...deve essere fortissimo!!!

Everton
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Last seen: 5 anni 5 mesi fa
Iscritto: 19/9/2010

Oh, poi mi rompono le palle a me perchè sono razzista verso altre Nazioni. Questi si prendono ad arance pure tra contrade. Piemontesi razzisti!

dado62
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Last seen: 5 anni 4 mesi fa
Iscritto: 21/5/2005

Negli anni '80 sono andato una volta, molto pittoresco ma dite alle fidanzate di non andare vestite da fighette!=D

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Last seen: 4 anni 9 mesi fa
Iscritto: 29/1/2010

Dado62 wrote: Negli anni '80 sono andato una volta, molto pittoresco ma dite alle fidanzate di non andare vestite da fighette!=D

e soprattutto mettere qualcosa di rosso .....meglio se un berretto, è il salvaguardia per non beccare arance gratis

dado62
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Last seen: 5 anni 4 mesi fa
Iscritto: 21/5/2005

Paul57it wrote:

Dado62 wrote:
Negli anni '80 sono andato una volta, molto pittoresco ma dite alle fidanzate di non andare vestite da fighette!=D

e soprattutto mettere qualcosa di rosso .....meglio se un berretto, è il salvaguardia per non beccare arance gratis


Sì...ma non il perizoma! =D

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